Una scuola senza scuola. L’intuizione di Nico Garrone

Tre anni fa, nel febbraio del 2009, se ne andava Nico Garrone, critico del quotidiano La Repubblica e attento interprete e conoscitore della scena teatrale contemporanea già a partire dagli anni delle cosiddette “cantine”, di cui fu privilegiato testimone anche grazie ai suoi preziosi video-appunti e documentari che meglio di tanti saggi sono stati in grado di raccontare quella stagione. Poco prima di ammalarsi Garrone, a quasi settant’anni di età, era ancora uno dei critici più attenti e curiosi del panorama capitolino e nazionale, ed era facile incontrarlo nelle sale off come quella del Rialto Santambrogio – che all’epoca dirigevo – con la telecamera in mano, inseguendo il progetto di raccontare quella stagione che si stava condensando nel primo decennio degli anni Duemila, o anni Zero, fatta di nuovi luoghi e nuovi artisti. Non ce ne fu il tempo. Ciò nonostante, dalle pagine del quotidiano Off con cui aveva iniziato a collaborare, Garrone tracciò le linee di una compagine di artisti che secondo lui avevano qualcosa in comune, qualcosa che stava creando uno scarto rispetto alla precedente generazione dei Teatri 90 – così battezzati dal nome di una fortunata rassegna milanese – orientati all’ibridazione dei linguaggi artistici e una deriva estetica fortemente visionaria. Quella che lui chiamò la “non-scuola romana”, invece, era caratterizzata da mezzi poveri, scenografie scarsamente estetizzanti, e da un recupero della teatralità in una chiave imprevista. Continua a leggere…

Il comico oltre il teatro

Lunedì scorso, 27 ottobre, il Teatro Ateneo dell’università La Sapienza di Roma ha ospitato un convegno organizzato da alcuni docenti – Roberto Ciancarelli, Ferruccio Marotti, Valentina Valentini – intitolato «Il Corpo comico». Un momento di incontro tra studenti e artisti dell’area indipendente, che cercava di tracciare una linea che attraverso il comico legasse il lavoro di artisti anche molto diversi tra loro, come Immobile Paziente e Andrea Cosentino, Malebolge e Tony Clifton, Daniele Timpano e Gaetano Ventriglia, Mirko Feliziani, Circo Bordeaux e Teatro Forsennato. Una dimensione, quella della comicità, per anni marginale nell’ambito della ricerca, che in questo convegno non a caso è stata indagata attraverso un “oggetto scenico” assai più familiare al panorama sperimentale: il corpo.
Dietro questo accostamento, oltre a un’idea di comico di segno opposto a quello dei format televisivi alla Zelig, c’era anche l’ipotesi della Nonscuola Romana formulata da Nico Garrone (anche lui presente al convegno), riveduta e corretta alla luce di una sua possibile espansione. L’idea, cioè, di un tratto comune al lavoro di tutte queste realtà, riassumibile in quattro aggettivi: iconoclasti, comici, concettuali, poetici.
Al di là degli esiti della discussione, sui quali tornerò in seguito, uno degli interventi ha aperto una prospettiva semplice quanto illuminante, che è allo stesso tempo più limitata (perché riguardava solo certi tipi di lavoro) e di maggior respiro dell’ambito descritto dal convegno. È l’intervento di Andrea Cosentino, che interpellato sul comico ha affermato: “viene naturale accostare il comico al popolare”.Continua a leggere…