I «Sei personaggi» di Pirandello secondo Michele Sinisi

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Anche se per i puristi è una questione spinosa (e persino scandalosa) in più di un’occasione ho detto che certi classici teatrali, benché scritti in italiano, andrebbero “riscritti” per essere messi in scena oggi – come per la verità facciamo con le nuove traduzioni delle tragedie, o di Shakespeare. Perché la distanza che c’è tra noi e un certo italiano desueto (anche “desueto” è un aggettivo desueto, lo so..) è tale che finisce per essere un elemento di distrazione, di non concentrazione, nonostante la qualità della lingua. E come esempio portavo proprio i Sei personaggi di Pirandello.

C’è però un’altra strada, che è quella tentata con successo da Michele Sinisi, che ha costruito uno spettacolo attuale, pieno di immagini bellissime quasi in assenza di scenografia (anche se sul finale c’è una sorpresa che lascia con gli occhi sgranati), un inno al teatro d’attore, alla scena e alla lingua vive, che non a caso comincia in pugliese, o meglio con una cadenza regionale dell’italiano, a marcare in modo divertente e intelligente la frizione che la lingua viva e la lingua sulla carta inevitabilmente finiscono per provocarsi a vicenda.

La soluzione di Sinisi parte con un topos del teatro odierno, una compagnia (di oggi, non quella del testo) che deve mettere in scena uno spettacolo: ed ecco che la mise en abyme pirandelliana si triplica, si inspessisce. Ma poi, quando i personaggi fanno irruzione e cominciano a narrare la loro storia, ecco che la lingua di Pirandello torna, con i suoi “lor signori”, stavolta viva e in tutta la sua potenza all’interno di una cornice che ce la fa arrivare dritta all’orecchio.

Di colpo una serie di discorsi cominciano a risuonare nel presente – come quello sulle parole, che ognuno riempie come vuole, e sembra riportarci ai dibattiti del presente sui retaggi che le parole si portano appresso e che nemmeno riusciamo a vedere. Ma soprattutto il discorso sulla maschera pirandelliana si apre in mille modi, diventa teatro di figura in un coup de théâtre, citazione lynchana di una coloratissima e surreale madama pace che, da personaggio assente diventa più che presente…

Lo spettacolo è in scena a Roma tutta questa settimana alla Sala Umberto, e poi sarà a Milano al Fontana. Vale la pena di andarlo a vedere non solo perché è davvero un bel lavoro, ma anche perché è un piccolo inno al teatro, con dodici attori in scena (un privilegio che di solito può permettersi solo la stabilità, di solito sprecandolo). Michele Sinisi è tra i pochissimi che continua a immaginare un teatro contemporaneo, d’attore, non da stabile, che si dipana con questa festa della recitazione fatta di tanti attrici e attori. E anche solo per questo vale la pena non perdersi questo lavoro.

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