Un’isola arcobaleno. The Gay & Lesbian Kingdom of Coral sea

Lo scorso aprile, il premier australiano John Howard si è espresso a favore di una norma che prevede il divieto di ingresso in Australia per le persone che risutano positive al virus dell’Hiv, sia per motivi di immigrazione che per turismo. L’Australia non è nuova a normative del genere: la tubercolosi, ad esempio, è da tempo una “discriminante” all’ingresso nel paese. E già ora i migranti sopra i 15 anni d’età che richiedono un permesso di soggiorno permanente devono sottoporsi obbligatoriamente al test per l’Hiv. Tuttavia, la presa di posizione del primo ministro, per quanto si tratti ancora di un’ipotesi, ha sollevato un vespaio di polemiche. In primo luogo da parte delle associazioni che difendono i diritti dei rifugiati e dei migranti, che hanno fatto notare come l’esternazione di Howard, oltre ad essere moralmente “crudele”, è anche pretestuosa, visto che dei 334 nuovi casi di infezione recentemente registrati, solo 9 riguardano arrivi dall’estero, mentre per la maggior parte si tratta di gay australiani. Ed è proprio dalle associazioni per i diritti degli omosessuali che è arrivato un altro no alla proposta del primo ministro.
La notizia è stata ripresa anche dalla «Fairytale Gayzette», l’organo di informazione del governo del Gay & Lesbian Kingdom of Coral Sea Islands [l’indirizzo web è gaygov.blogspot.com], “regno” nato per iniziativa di un gruppo di attivisti gay che nel 2004 ha messo in atto una singolare forma di protesta: dichiarare l’indipendenza dall’Australia, con lo scopo di dare vita a una patria che accolga le persone omosessuali senza trattarle come cittadini di serie B a causa delle loro preferenze sessuali.Continua a leggere…