Forse il miglior lavoro della compagnia romana Teatro Forsennato, di certo un’importante prova d’attore del suo regista e – in questa produzione – protagonista Dario Aggioli, Gli ebrei sono matti si ambienta in una clinica per malati mentali durante la seconda guerra mondiale.
Enrico (Aggioli) è afflitto da seri disturbi mentali, ripete le frasi compulsivamente ed è ossessionato da Mussolini, che ha visto quando era bambino. Angelo (Angelo Tantillo), che divide la stanza con lui, in realtà non è matto per niente: si chiama Ferruccio, è ebreo e si finge pazzo per scampare ai rastrellamenti dei tedeschi. Tutto si gioca nel rapporto, umanissimo e impossibile, tra Ferruccio ed Enrico: il primo vorrebbe avere un dialogo razionale, e finisce per svelare dettagli che, in mano a una persona senza cognizione del mondo attorno e della guerra, possono rivelarsi fatali.
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