La nueva España

spagna-repubblicanaFa un certo effetto girare per la centrale Montemartini di Roma – splendida struttura di archeologia industriale riconvertita a museo – e imbattersi nei manifesti della Spagna repubblicana, che settant’anni fa combatteva una delle guerre civili più sanguinose [e mitologiche] della storia europea per costruire la “Nueva España”, forgiata proprio sui valori del movimento operaio e del socialismo internazionale.
«Carteles de la guerra», mostra voluta dalla Fondazione Pablo Iglesias – che dopo la caduta del regime ha raccolto più di duemila manifesti repubblicani “secretati” negli archivi franchisti – ha riscosso un grande successo in patria, e si appresta a farlo anche nel resto d’Europa [sarà a Roma fino al 18 giugno].
Negli anni trenta il manifesto era, dopo la radio, il mezzo di propaganda e comunicazione politica più diffuso ed efficace. Ma al di là della loro importanza, queste illustrazioni ancora oggi conservano intatto il loro fascino e il loro magnetismo. Perché, ad incitare gli spagnoli alla resistenza, si schierò il fior fiore delle avanguardie artistiche del tempo. Se ne vede l’eco, la potenza, l’immaginazione. Nel tratto, innanzitutto, ispirato al futurismo, ma anche negli slogan. E nella grafica, che sperimenta la fusione di illustrazione e fotografia. Continua a leggere…

Il ciclo Devozioni [I-IV]

devozioniIl ciclo istallativo «Devozioni», progetto ideato dalla formazione di ricerca Hôtel de la Lune appositamente per gli spazi dell’Angelo Mai occupato di Roma, è giunto alla sua quarta tappa, presentata in anteprima alla serata del 30 aprile, maratona artistica a sostegno della struttura sotto sgombero. Con “Litanies puor un retour”, il percorso messo in moto da Gianmaria Tosatti si spoglia dei suoi orpelli di mistica orrorifica per affidare tutto ad un unico quadro, un’immagine in tensione che diventa idealmente sintesi visiva dell’intero ciclo.Continua a leggere…

Schermi Ipnotici

pillsburyForse il nome di Matthew Pillsbury non sarà noto al grande pubblico italiano, ma questo giovane fotografo [classe 1973] negli Stati uniti ha già fatto parecchio parlare di sè, tanto che il New York Times Magazine ha dedicato un articolo al suo lavoro. «Screen lives», una serie di 25 scatti in bianco e nero, è il suo ultimo lavoro, e anche la sua prima personale italiana, inaugurata a febbraio alla galleria Valentina Mocada di Roma – in piena via Margutta – in mostra fino al 22 marzo.
Le foto di Pillsbury, grandi formati in un elegante e temporale bianco e nero, sono realizzate con tempi di esposizione lunghissimi, che trasformano i soggetti ritratti nelle foto in ectoplasmi di movimenti, fantasmi traslucidi che si dissolvono su sfondi immobili, dando vita a immagini suggestive e surreali. Due le principali ambientazioni: il museo di storia naturale (e altri luoghi di passaggio), dove tra opere d’arte e stanze monumentali perfettamente a fuoco “svaniscono” le persone che si fermano a guardarle per pochi minuti; i luoghi della quotidianità, il bagno, la propria stanza, la sala da pranzo, dove persone per lo più intente a guardare lo schermo della tv o del computer si “dissolvono”, mentre le superfici degli schermi si fanno potentemente luminose ipnotiche. Continua a leggere…

La Resistenza delle facce

facce-de-marcoAbitavo in un paese sulla sponda piemontese del Lago Maggiore e provavo ammirazione e invidia per quelli un poco più grandi che andavano in montagna a fare i partigiani. Ricordo che si facevano i nomi di Moscatelli che comandava in Valsesia o del Capitano Bruno [Albino Galletti, di Castelletto Ticino] che operava nel Novarese tra il Lago Maggiore e il Lago d’Orta e in Val d’Ossola. Nel mio villaggio erano arrivati i soldati tedeschi e nelle scuole si faceva il sabato fascista. […] Ma sui banchi delle scuole elementari e medie le simpatie andavano in gran parte per i partigiani». Così scrive Ettore Mo in uno dei contributi raccolti in «R/esistenze», il catalogo della mostra di Danilo De Marco e Gianluigi Colin, fotografo e pittore friulani che hanno voluto in questo modo fare un lavoro di testimonianza di una  storia, quella della resistenza partigiana in Friuli, e allo stesso tempo tracciare una linea immaginaria che collega questa vicenda alle migliaia di resistenze in corso oggi in tutto il mondo. Continua a leggere…

Passioni mediterranee

foto-biennaleCompie vent’anni e lo fa sbarcando a Napoli, una delle città simbolo del Mediterraneo, tra le più rappresentative dei suoi odori, sapori e colori. Stiamo parlando della Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo, giunta alla sua dodicesima edizione [le prime quattro sono state a cadenza annuale] che si svolgerà per la quarta volta in Italia – dopo Bologna nell’88, che vide dei giovanissimi Madredeus esibirsi per la prima volta in ambito internazionale, e poi Torino e Roma.
La prima Biennale si svolse del 1985 a Barcellona, con l’intento di dare spazio alla creatività dei giovani artisti tra i 18 e i 30 anni in vari campi artistici, accantonando divisioni [il più delle volte pretestuose e inadatte a leggere i linguaggi della contemporaneità] tra arti maggiori e arti cosiddette minori. Ma lo spirito della Biennale va certamente al di là del suo ruolo di vetrina, per altro di alto livello e non solo per il suo carattere di prestigio, visto che negli anni sono molti i «giovani artisti» che, dopo essersi esibiti sui palchi della Biennale si sono poi affermati, a partire da un certo Giovanni Lindo Ferretti con i suoi CCCP, passando da Litfiba, Diaframma, Bisca e Avion Travel [tutti selezionati a Barcellona ’85] fino a Roy Paci, Zimmerfrei, Teatrino Clandestino e La Gaia Scienza [da cui sarebbe uscito Giorgio Barberio Corsetti]. La Biennale, infatti, stimolando il confronto tra giovani artisti dell’Europa [del sud] e del Mediterraneo, punta soprattutto ad essere un momento di incontro tra i popoli che essi rappresentano e che, al di là del fatto di affacciarsi sullo stesso mare, condividono anche suoni, sapori, tradizioni e usanze, pur declinate diversamente. Continua a leggere…

Quattro mesi in Tibet. Intervista a Adriano Labbucci

Bandiera del Tibet
Bandiera del Tibet

Nello scorso dicembre si è aperta a Roma la manifestazione «Tashi Delek Tibet», quattro mesi di incontri, seminari e spettacoli incentrati sulla cultura tibetana. L’iniziativa, voluta dalla Provincia di Roma e ideata con le associazioni Samantabhadra e Amici del Tibet, vuole far conoscere i molteplici tratti di una cultura in cui i valori della pace e della nonviolenza sono fondanti. Ne abbiamo parlato con Adriano Labbucci, presidente del Consiglio provinciale.
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